Focus sul Pgt. Mobilità sostenibile? Che fine ha fatto il progetto Civitas Modern?

da Parlabrescia

di Francesco Onofri –

Giovedì 22 aprile si è svolto il terzo focus sul PGT, sul tema della mobilità (“Muoversi a Brescia”). Ne ho tratto alcune impressioni favorevoli (un’occasione per i cittadini di sentir parlare di cose che li riguardano, l’oggettivo interesse di molti dati informativi offerti, grazie anche alla presenza di voci qualificate tra i relatori e tra gli invitati a parlare negli interventi programmati), altre invece sfavorevoli. Mi è parso anzitutto fosse l’adempimento ad un dovere imposto dalla legge urbanistica regionale piuttosto che un luogo di ascolto della voce della cittadinanza. Ne sono prova sia la scarsità del tempo per gli interventi non programmati del pubblico (che sono iniziati quando erano già quasi le otto), sia un certo fastidio manifestato più volte dall’assessore Vilardi alle parole espresse da chi prendeva in mano il microfono fuori dagli spazi già decisi e in termini critici.
Una lacuna di questo focus sulla mobilità è stata per me la totale assenza di qualsiasi riferimento al progetto europeo Civitas Modern, cui Brescia aderisce e per il quale ha ricevuto denari dall’Europa che la obbligano ad ottenere risultati sui progetti del car sharing, delle piste ciclabili, del contenimento dell’invasione dei veicoli privati soprattutto in centro.
Tra l’altro l’11 maggio prossimo Brescia ospiterà il convegno annuale di Civitas Modern, cui parteciperanno le altre tre città europee coinvolte (Coimbra, Vitoria, Craiova). È chiaro che il PGT non potrà prescindere dall’esistenza di questi obblighi, che valgono molto di più delle istanze e delle sollecitazioni dei cittadini raccolte in questa fase partecipativa preliminare, perché vincolano politicamente e giuridicamente la Giunta e che dovranno quindi influenzare il disegno infrastrutturale della mobilità. Penso soprattutto alle piste ciclabili, da correlare al metrobus anche con la previsione di parcheggi scambiatori per le due ruote presso le stazioni, come opportunamente suggerito dal presidente dell’associazione ”Amici della bicicletta”, intervenuto in modo molto lucido e persuasivo tra i cosiddetti “discussant” (citando l’esempio di Bolzano, che in soli tre anni ha modificato profondamente la fisionomia del traffico veicolare grazie ad un incremento dell’uso delle bici favorito dalla realizzazione di una buona rete di ciclabili). Su questo tema l’allargamento delle maglie delle ZTL e la politica dei parcheggi sembrano invece assecondare le comodità del traffico privato più che governarlo nell’interesse della mobilità sostenibile, e contraddire così uno degli obiettivi del citato progetto europeo, vale a dire quello di una “strategia integrata basata sulla restrizione degli accessi alle aree nel centro della città e ad altre aree sensibili”. L’altra cosa che avrei voluto sentir dire (ed invece è stato detto il contrario) è che il coordinamento tra la rete degli autobus, da una parte, ed il metrobus, dall’altra, fosse in fase di avanzata elaborazione, mentre l’ing. Garatti di Brescia Trasporti ci ha detto che non è ancora stato deciso nulla. Mancano due anni e mezzo all’inaugurazione e c’è da sperare che bastino.
Il presidente di Brescia Trasporti, Andrea Gervasi, ha espresso poi parole di pur legittimo orgoglio sui conti in salute della società che gestisce la rete degli autobus. Trattandosi di un servizio pubblico essenziale, l’equilibrio tra socialità di impresa ed economicità di gestione non sta però necessariamente nel pareggio di bilancio. Politicamente preferirei che il socio Comune di Brescia ripianasse qualche perdita necessaria per adeguare meglio il servizio ai bisogni dei cittadini, in modo da renderlo concorrenziale all’automobile o da renderlo socialmente più avanzato. Mi riferisco in particolare al trasporto accessibile ai disabili, che di fatto oggi a Brescia non esiste, come sottolineato criticamente da Alberto Arenghi nel suo preciso e documentato intervento.
Il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile non sono strumenti marginali, ma necessari per la competitività del Paese, per ridurre inquinamento, traffico e congestione (l’ACI stima che milanesi e romani passano più di 500 ore l’anno in auto, che la metà dello spostamento medio, pari a 60 minuti, viene perso in code e rallentamenti, e che il costo della congestione in Italia valga 40 miliardi di euro l’anno: sul tema il relatore del focus Antonio Musio, consulente del Comune ha parlato opportunamente di “liberazione” del tempo).
In definitiva, non ho avuto l’impressione che il tema della mobilità, e in particolare della mobilità sostenibile, sia al centro dei pensieri dell’attuale amministrazione, né che ci sia un disegno organico di città dal punto di vista urbanistico che consideri questo tema una priorità per la qualità della vita.
Spero ovviamente di essere smentito e che il nuovo PGT sia su questo argomento all’altezza dei bisogni della nostra città.

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